Battaglia del fiume Rapido

Battaglia del fiume Rapido
parte della Campagna d'Italia della seconda guerra mondiale
Panzergrenadier tedeschi in azione nel settore del fiume Gari
Data20-22 gennaio 1944
Luogofiume Gari
Esitovittoria tedesca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
un reggimento di una divisione panzergrenadier tedescauna divisione di fanteria statunitense
Perdite
94 morti e 179 feriti[1]934 morti, 1085 feriti, 770 prigionieri[1]
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La battaglia del fiume Rapido venne combattuta dal 20 al 22 gennaio 1944 nel corso della campagna d'Italia durante la seconda guerra mondiale. La battaglia fu in realtà combattuta sul fiume Gari[2].

Il generale statunitense Mark Clark, nel tentativo di sfondare le munite difese tedesche della linea Gustav, ordinò di attraversare il fiume Gari, a sud di Cassino, da una divisione di fanteria texana che tuttavia, dopo aver passato il corso d'acqua su imbarcazioni, si trovò in grande difficoltà sotto il fuoco dei panzergrenadier tedeschi appostati sulla riva occidentale del fiume. Gli americani subirono perdite elevatissime e furono contrattaccati; dopo due giorni i superstiti ripassarono il fiume; due reggimenti furono distrutti e l'attacco dovette essere interrotto.

Grandi controversie seguirono alla sconfitta americana, il generale criticò i suoi subordinati che a loro volta polemizzarono con il comandante della 5ª Armata per le sue tattiche troppo avventate. Si trattò, comunque, di una delle più pesanti sconfitte subite dall'Esercito americano durante la seconda guerra mondiale e fu anche oggetto di un'indagine del Congresso per stabilire le responsabilità del disastro.

  1. ^ a b Atkinson, p. 409.
  2. ^ Il fiume Gari fu erroneamente chiamato Rapido a causa presumibilmente di un possibile errore presente sulle cartine in possesso degli eserciti coinvolti nell'operazione, come riporta l'articolo del Corriere della Sera del 2007, vedi: Marco Nese, Cassino, Baffi e il giallo della mappa sbagliata. Battaglia sulla linea Gustav: due fiumi invertiti, 1.600 americani affogati, in Corriere della Sera, 11 novembre 2007.

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